mercoledì 8 febbraio 2012

Paraguay. Storia di Angelica. E di sua madre

Questa è la storia di Angelica. Ma anche di Celza, sua madre, e di sua nonna. La storia di un paese che ha subito 35 anni di sanguinaria dittatura

Questa è la storia di Angelica. Ma anche di Selza, sua madre e di sua nonna. E’ la storia di un paese che ha subito una dittatura di 35 anni in cui dal 1954 al 1989 Alfredo Stroessner Matiauda ha instaurato, in seguito ad un colpo di stato, una sanguinaria dittatura in Paraguay. E’ un paese avvolto dal silenzio del mondo, che solo raramente si accorge della sua esistenza, e contraddistinto da quello dei suoi abitanti, persone cordiali ma intimorite, che spesso scelgono il silenzio. E anche Angelica, mentre mi parla della storia della sua famiglia, sottolinea questa difficoltà a raccontare, non solo le emozioni, ma anche gli eventi.
"Ora guardo indietro, alla mia infanzia, e penso di aver avuto dei tratti autistici. Già da piccola sapevo di non poter parlare dei miei genitori perché erano dei perseguitati politici; se mi facevano delle domande dovevo inventare qualcosa. Così ad un certo punto ho smesso di parlare".

Da dove cominciamo?
Dal 29 novembre 1975. Quel giorno c’è una retata e vengono arrestate molte persone, tra cui mia madre. Era la compagna di un leader del Partito Comunista Paraguayano, Derlis Villagra. Era un’attivista politica ma l’esercito cercava lui perché era un personaggio carismatico e aveva presa sulle persone. Arrivò nella loro casa una squadra in borghese, Derlis non c’era, e loro si portarono via mia madre, che era incinta di 4 mesi. Nello stile delle dittature sudamericane non le fu risparmiato nulla: torture, violenze e condizioni di detenzione subumane. Fu torturata alla presenza di un medico, ad un certo punto pensava di essere morta; credeva di aver perso il bambino. Dopo i primi atroci giorni fu rinchiusa in un sottoscala dove rimase 4 mesi, incatenata. Si guardava la pancia che cresceva e non poteva crederci. Al settimo mese di gravidanza fu trasferita in un carcere in cui si ritrovò con mia nonna, detenuta già da 7 anni, durante i quali non si erano mai viste. Dovevano fingere di non conoscersi per non essere separate e lo stare insieme fu utile, soprattutto quando nacque il bambino. Mio fratello, Derlis, è l’esempio vivente di come gli esseri umani riescono a sopravvivere anche in condizioni estreme. Mia madre ha partorito sola, non ha avuto alcuna assistenza né cure; il bambino le fu sottratto quasi subito e lo sentiva piangere nella stanza accanto: pianse 24 ore, poi il silenzio. Quando glielo riportarono era viola; pensava fosse morto ma appena lo prese in braccio il bambino cercò il seno e si mise a succhiare.

Queste cose ti sono state raccontate da tua madre?
Per tanti anni non ne ha voluto parlare e ci ha raccontato tutto solo spinta da una questione burocratica legata ad una indennità che è stato possibile ottenere in quanto perseguitati politici. Abbiamo dovuto compilare un formulario e raccontare tutta la storia. Ci abbiamo messo delle settimane perché mamma raccontava un pezzo e poi si fermava e non riusciva più ad andare avanti.

Continuiamo… Poi tua madre è stata trasferita nuovamente, questa volta in una specie di campo di concentramento, a Emboscada ...
E’ il posto in cui ha conosciuto mio padre. Era un militare che si opponeva al regime e aveva un ciclostile con cui stampava clandestinamente volantini e manifesti. Con lui i militari si sono accaniti molto nella tortura proprio perché si sono sentiti disonorati dal fatto che lui fosse uno di loro. Veniva da una famiglia benestante ma il suo coinvolgimento contro la dittatura e la sua detenzione hanno praticamente portato tutta la sua famiglia alla rovina.

Nel 1979 i tuoi genitori escono dal carcere in seguito ad un indulto e cominciano a vivere insieme ma in breve vengono raggiunti da un nuovo ordine di cattura e sono costretti a fuggire dal paese ...
Sì, nell’aprile del 1980 vengono avvisati dal Comitato delle Chiese Evangeliche che i loro nomi erano su una lista nera del regime e gli viene offerto di fuggire in Brasile dove avrebbero avuto ospitalità presso delle comunità di base. Decidono di fuggire da un giorno all’altro e per farlo prendono un autobus che, dopo 24 ore di viaggio, arriva a San Paolo. Era il 9 aprile del 1980. Il 10 sono nata io. In Brasile sono nati due fratelli e, dopo 4 anni, i miei genitori si sono separati. Questa storia tremenda che hanno subito, le difficoltà, la povertà che abbiamo vissuto in Brasile hanno fatto saltare completamente il loro rapporto. Non sono mai riusciti a rielaborare quello che era loro accaduto. Avrebbero avuto bisogno di un aiuto specializzato, invece hanno solo dovuto lavorare, tra mille difficoltà, e occuparsi di 4 bambini. Al momento della separazione noi siamo rimasti con mia madre che nel 1989, appena è caduto il regime strosnista è voluta rientrare in Paraguay.

Tua madre mi sembra una persona che non si arrende mai; ho conosciuto molti esuli che al momento della caduta delle dittature sono voluti rientrare immediatamente, anche se nel paese in cui avevano trovato asilo erano riusciti a costruire una certa stabilità.
Mia madre voleva esserci ad ogni costo per ricostruire il paese. Immaginava un’atmosfera completamente diversa, invece in Paraguay ancora oggi è al governo il Partido Colorado, lo stesso della dittatura. E le cose non sono quasi cambiate. Il paese è rimasto isolato in tutti questi anni ed è uno dei più poveri del Sud America. Il nostro rientro è stato un specie di tragedia per me e i miei fratelli. Siamo andati a vivere fuori Asunciòn, in una casa che non aveva neanche il bagno. Fuori, nel campo, c’era un casotto con una buca nel terreno. Non c’era acqua corrente, non c’era luce… eravamo depressi perché avevamo sempre vissuto con delle difficoltà economiche ma mai in queste condizioni. Mia madre ci incoraggiava, diceva che ne saremmo venuti fuori, ci raccomandava di studiare perché era l’unica maniera per uscirne. Insomma è stato molto difficile. Poi con il tempo lei ha trovato un lavoro e le cose sono andate un po’ meglio.

Dopo le dittature nei vari paesi latinoamericani ci sono state delle vergognose leggi che hanno cancellato i reati dei militari ma negli ultimi anni si sta riaprendo il tema e si comincia a parlare di processi. In Paraguay cosa è successo?
Da noi c’è stato un sostanziale immobilismo anche in questo campo. Ci sono delle associazioni di familiari delle vittime e dei desaparecidos, anche mia madre ne fa parte perché Derlis Villagra, il padre di suo figlio non è più stato trovato; non ci sono state amnistie ma neanche processi perché le persone hanno voluto rimuovere quel periodo. Nel 2004 è stata creata la Commissione Verità e Giustizia, che ha il compito di raccogliere le testimonianze delle vittime della dittatura, localizzare le fosse comuni, creare una banca del Dna e pubblicare un Rapporto Finale su tutte violazioni dei Diritti Umani commesse dal regime. I risultati dovrebbero essere resi noti il prossimo anno.

L’Archivio del Plan Condor è stato ritrovato proprio in Paraguay. Puoi spiegarci cosa è?
Nel 1992 è stato scoperto da Martin Almada, ad Asunciòn, il più importante Archivio delle dittature militari del Cono sur. Contiene documenti, materiale fotografico e audio, verbali, foto segnaletiche, dati, indagini sulle vittime dei regimi. Contiene inoltre le prove cartacee dell'esistenza dell'Operacion Condor, una trama internazionale, organizzata con il sostegno della CIA, delle dittature di Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia, con l’obiettivo di coordinare i servizi segreti in una azione repressiva di qualsiasi forma di dissenso e di opposizione.

Ora tu vivi in Italia ma recentemente sei tornata nel tuo paese dopo diversi anni che mancavi. Come lo hai trovato?
La situazione economica è critica. Il paese mi è sembrato allo stremo ma con una grande speranza, quella di Fernando Lugo che si presenterà alle prossime elezioni. E’ sempre stata una persona legata ai movimenti sociali ed effettivamente intorno alla sua candidatura si sta coagulando un movimento vario e forte. I sondaggi lo danno come favorito e sarebbe la prima volta che il Partito Colorado verrebbe estromesso dal governo del paese.

Tua madre come si pone rispetto a questa situazione?
Appoggia con molto entusiasmo e speranza Lugo. E’ una donna incredibile. Dopo tutto quello che ha passato ancora ha la forza di rilanciare i suoi antichi ideali.



Fernando Lugo, ex vescovo di San Pedro, è noto per la sua simpatia per la Teologia della Liberazione e la sua attività nella Pastorale della Terra a fianco degli indigeni e dei “senza terra”. E' stato scomunicato a divinis dalle gerarchie vaticane quando ha richiesto la riduzione allo stato laicale per presentarsi alle elezioni che si terranno a maggio del 2008.

(12 giugno 2007)

Nessun commento:

Posta un commento