mercoledì 8 febbraio 2012

Aleida Guevara

La figlia del 'Che', una donna cubana alla quale hanno insegnato "che un processo rivoluzionario non è reale se non c’è la partecipazione attiva delle donne che non difendono solo la rivoluzione ma la vita"



Aleida racconta che, quando nacque, suo padre non fosse completamente soddisfatto. Desiderava un maschio. E questo la dice lunga sul radicamento del patriarcato anche in un uomo che aveva coscienza piena dell’esistenza della discriminazione sessuale. Il seguito della storia riferisce, ovviamente, che Ernesto Guevara de La Serna, padre di Aleida, la amò moltissimo. Sappiamo tanto del Che, il suo pensiero, la sua storia; conosciamo i suoi diari, le sue lettere ma immaginiamo che effetto dirompente abbia sull’identità di una persona essere la figlia di un mito? Così mi interrogo, guardando una sua foto, mentre preparo una conversazione che dovrebbe toccare la realtà dell’isola di Cuba e indagare la vita di una donna che lì è nata, vive, lavora e che per noi rappresenta, principalmente, la figlia del Che. Nei ritratti c’è una bambina di 3 o 4 anni tra due uomini in uniforme, il Che e Fidel; una giovane donna che parla ad una conferenza con l’immagine del padre sullo sfondo; e ancora una bambina con i suoi fratelli e sua madre: è vestita di bianco, lo sguardo fisso sull’obiettivo, ma sembra che si sia girata all’ultimo momento. Durante il colloquio viene fuori il vincolo forte con le sue origini; ma lei si definisce un incidente genetico e forse ha ragione perché da come risponde alle domande sembra soprattutto una cubana che crede nella rivoluzione; ma qui il cerchio si chiude dato che proprio questo è quello che avrebbe voluto suo padre.

Cosa succede a Cuba in questi giorni?
In questi ultimi anni Cuba ha lavorato tanto e adesso vediamo i primi frutti. L’ALBA* sta dando dei risultati concreti che derivano dal sacrificio e dall’unità dei popoli latinoamericani. Molti medici cubani stanno lavorando in Venezuela, in Bolivia e questo ci dà la possibilità di acquistare petrolio a prezzo di mercato senza doverlo pagare immediatamente. Oggi il popolo cubano ha a disposizione prodotti che non si vedevano da tempo. Dal punto di vista politico l’autorevolezza di Raul Castro non deriva dalla parentela con Fidel ma dal suo impegno e dalla sua lealtà con il popolo cubano. Cuba non cambia; potranno esserci degli aggiustamenti ma tutto nella direzione della rivoluzione socialista.

Come vede il futuro del continente latinoamericano? Pensa che lo spostamento a sinistra dell’asse politico possa far risvegliare gli Stati Uniti?
I cambiamenti non sono ancora sufficientemente grandi da far tremare gli USA. Molti governanti, anche se più dignitosi che in passato, non agiscono ancora perché il popolo viva libero dalle necessità: parlo, ad esempio, dell’educazione e della salute gratuite. Solo in Venezuela c’è un movimento sociale forte. Gli altri stanno facendo dei piccoli passi, con molte pressioni esterne, da parte degli USA e delle multinazionali europee che hanno enormi interessi in America dal Sud. E’ uno scenario in continua trasformazione; stiamo lavorando con difficoltà all’unità latinoamericana. È un momento speciale ma non possiamo cantare vittoria.

Quali sono i sogni, le aspettative e il ruolo delle donne cubane?
Io sono una donna cubana. Ci hanno insegnato che un processo rivoluzionario non è reale se non c’è la partecipazione attiva delle donne che non difendono solo la rivoluzione ma la vita, il futuro, le nuove generazioni. Questo ci dà una forza doppia per lottare per il cambiamento del mondo. A Cuba il 60% dei professionisti sono donne e nell’ultima Assemblea Nazionale rappresentiamo il 40%, però ancora c’è molto da fare nelle posizioni apicali e nella direzione attiva del governo. Guardiamo con molta attenzione al movimento brasiliano del Sem Terra in cui c’è la perfetta parità tra i sessi negli organismi esecutivi e di rappresentanza.

C’è il tema doloroso e controverso della prostituzione ...
Su questo argomento viene fuori tutta la cecità nei nostri confronti. Non si può comparare il nostro paese con quello che accade nel resto del mondo. Ci sono più prostitute nella sola città di Francoforte di quante ce ne siano a Cuba! Ma il punto non è neanche questo. Devo dire con forza che in una società socialista come la nostra una sola donna che venda il proprio corpo è una ferita lacerante e un fallimento perché vuol dire che non siamo stati capaci di educare alla dignità questa persona.

C’è una critica che farebbe al Che?
Mia madre ha amato mio padre in maniera incondizionata e così ci ha insegnato ad amarlo. Ancora oggi se uno di noi figli, anche solo scherzando, vuole fare una critica o dire qualche sciocchezza su nostro padre, non ce lo permette. Per lei era un uomo perfetto. Ovviamente io penso che nessuno sia perfetto. Però c’è una cosa che diceva José Martì: il sole ha sicuramente delle macchie ma dà tanto calore ed energia che le macchie non si vedono. A me con mio padre succede la stessa cosa.

Il Che nell’ultima lettera a Fidel scriveva: ‘non lascio alcun bene materiale a mia moglie e ai miei figli, e non lo rimpiango; sono contento che sia così. Non chiedo nulla per loro perché lo Stato darà loro il necessario per vivere e crescere’. E’ stato davvero così?
Sì.
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* L'Alternativa Bolivariana per le Americhe è un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba in alternativa all'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti.


(11 giugno 2008)

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