mercoledì 8 febbraio 2012

Mapuches. La gente della terra

Un popolo di resistenti diviso tra due paesi. Una donna, Capo politico, che ha messo la lotta al primo posto

 
 
La storia di Lonko (che nella lingua dei mapuche significa Capo) Juana Calfunao, leader di una comunità Mapuche del Sud del Cile, è molto simile a quella di tantissimi indigeni appartenenti a questa nazionalità che, nell'opposizione ai governi, soprattutto quello argentino e cileno, che di fatto non riconoscono l'autonomia dei loro territori, sono da anni in lotta e spesso finiscono in carcere. Anche Lonko Juana Calfunao ha conosciuto varie volte il carcere, la tortura, gli abusi, come ci racconta in questa intervista; siamo riusciti a contattarla durante un suo soggiorno in Svizzera dove si è recata, in libertà provvisoria, per rivedere sua figlia, di soli 13 anni, che ha ricevuto asilo politico nel paese elvetico e che non vedeva la madre da 4 anni.

Chi sono i mapuche e cosa chiedono come popolo?
Siamo un popolo originario che ha vissuto da più di 3000 anni nel territorio adesso compreso tra Cile e Argentina. Il nostro territorio è riconosciuto come terra dei Mapuche da trattati e accordi che abbiamo sia con l'Unione Europea che con lo stato cileno. Il Cile non rispetta questa patti ed è entrato con violenza nelle nostre terre; questo ha scatenato un grande conflitto, che è ancora in corso. Noi non accettiamo la presenza di imprese multinazionali che stanno sfruttando le nostre risorse naturali e inquinando i nostri territori. Alla nostra resistenza il governo cileno risponde con l'incarcerazione del nostro popolo.

Lonko Juana, lei è un capo politico nella sua comunità. Ci può spiegare come svolge questo ruolo, anche come donna?

Sono orgogliosa che la mia comunità mi abbia scelto come leader e voglio ricordare che i mapuche sono un popolo che ha una mentalità molto aperta e che già secoli fa ci sono state donne che sono arrivate ad incarichi di prestigio, anche più di me. Io mi sono distinta in questo incarico per la tenace e strenua resistenza che ho esercitato verso lo stato cileno: sono stata incarcerata e torturata; ho subito abusi e vessazioni come persona, come donna e come autorità politica. Ma non sono pentita né ho rammarico per nulla perchè so che sto difendendo una cultura e il diritto all'esistenza di un popolo. Essere Lonko è un incarico importante e delicato del quale vado fiera e che esercito per volere e per la difesa della mia gente.

Il suo impegno politico ha avuto ripercussioni forti su tutta la sua famiglia. Lei si trova in Europa per rivedere sua figlia. Come è stato questo incontro e cosa significa per questa ragazza vivere lontana dalla sua terra e dalla sua famiglia?

E' una situazione molto difficile. Sono stata costretta a mandare mia figlia fuori dal paese perchè era per lei troppo rischioso rimanere. Nel momento in cui ci siamo riviste mia figlia ha avuto uno shok emotivo e siamo stati costretti a ricoverarla in un ospedale di Ginevra. E' in cura con un medico che si è occupato di persone che hanno subito o hanno assistito a torture. Lo stato cileno ha distrutto completamente la mia famiglia; questi gravi avvenimenti sono accaduti durante il governo di Michelle Bachelet.

Il 24 marzo lei è stata ricevuta e ha parlato durante una seduta del Parlamento europeo a Bruxelles. Cosa ha raccontato e cosa ha chiesto in quell'occasione?
Ci sono stati due eventi all'interno del Parlamento. Prima un incontro con Michelle Bachelet nel contesto di una riunione che aveva come argomento le politiche verso le donne. Ci siamo incontrate in un corridoio e ci siamo salutate da pari a pari; anche io infatti sono un'autorità politica. In questa occasione le ho ricordato che se avesse messo in pratica in Cile le belle parole pronunciate durante il suo discorso i mapuches, e io stessa, non avrebbero sofferto le violazioni che continuamente patiscono. Michelle Bachelet è una donna che è stata torturata e che si è traformata in una torturatrice.
Nella seduta del parlamento, durante la quale ho tenuto un lungo discorso, ho chiesto all'Europa un pronunciamento forte sulle violazioni delle multinazionali nel nostro territorio e che sanzioni lo stato cileno per il mancato compimento dell'accordo 169 dell'OIT – Organizzazione Internazionale del Lavoro, convenzione internazionale dedicata ai popoli indigeni, la più importante mai elaborata in difesa dei loro diritti.


Il termine Mapuche deriva dalla fusione di due termini: Che, gente e Mapu, terra, gente della terra e si riferisce agli abitanti originari del Cile Centrale e Meridionale e del Sud della Argentina. In spagnolo sono anche indicati come araucanos (Araucani). Secondo i dati del censimento del 2002 sarebbero 604.349, vale a dire il 4% della popolazione Cilena, mentre circa 300.000 vivono sull'altro versante delle Ande, in Argentina. La resistenza di questo popolo in difesa delle proprie radici continua, soprattutto contro le multinazionali (tra cui la Benetton), che operano su territori legati alla tradizione spirituale Mapuche, e contro le leggi anti-terrorismo nate durante l'epoca della dittatura di Pinochet e che invece vengono ancora usate, di frequente, contro i capi della comunità Mapuche.

Per seguire le vicende del popolo Mapuche: www.ecomapuche.com

(30 Maggio 2011)

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